Dal 2010 al 2020 le vendite di autovetture in Brasile potranno raddoppiare raggiungendo quota 6,6 milioni. Questo dato emerge da un interessante studio pubblicato da Volkswagen. Il mercato brasiliano rappresenta oggetto di interesse per la casa tedesca fin dal 1949, anno in cui venne costituita la Repubblica Federale di Germania. La decisione di delocalizzare la produzione in Brasile venne presa nel 1952.
La Volkswagen do Brasil è stata fondata nel 1953 ed il primo sito produttivo, vicino a San Paolo, ha iniziato l’attività nel 1957. Oggi la filiale sudamericana della Volkswagen è la maggiore Casa automobilistica brasiliana, produce fino a 3.500 auto al giorno e vanta oggi circa 24.000 collaboratori. Attualmente, l’offerta della Volkswagen do Brasil comprende 22 diversi modelli, venduti principalmente in Sudamerica e, in parte, esportati. Lo scorso anno, la filiale sudamericana della Volkswagen ha prodotto 828.400 veicoli.
Sia per superficie, sia per la sua popolazione, il Brasile è il quinto stato più grande del mondo, preceduto per popolazione soltanto da Cina (1), India (2), Stati Uniti (3) e Indonesia (4). In questo Paese vivono circa 195 milioni di persone. Già oggi, con un prodotto interno lordo (PIL) di 2.500 miliardi di dollari (2011 / fonte: Ministero degli Esteri, Germania) il Brasile è la sesta potenza economica mondiale.
Per il 2012, in Brasile è prevista una crescita economica dal 3 al 3,5%. “Nonostante la crisi finanziaria ed economica internazionale”, afferma il Ministero degli Esteri, “il commercio con l’estero del Brasile è cresciuto del 27,5% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 482,9 miliardi di dollari nel 2011”.
Un’analisi precisa del mercato dell’auto brasiliano è stata effettuata lo scorso anno dalla società di consulenza strategica Roland Berger.
Ecco un estratto dello studio, che consente di dare uno sguardo in profondità al mercato dell’auto brasiliano: in passato maggior debitore a livello mondiale e a rischio insolvenza nel 2002, il Brasile è ormai da tempo uno dei motori trainanti dell’economia globale, insieme a Russia, India e Cina (BRIC). I giacimenti di petrolio e gas di recente scoperta fanno del Paese un importante fornitore di energia a livello internazionale. Il Brasile dispone di oltre un quarto della superficie agricola mondiale utilizzata, è il secondo maggior produttore mondiale di bio-carburanti e ne è il maggiore esportatore. Da qui proviene sia la metà della produzione globale di cereali grezzi sia delle esportazioni mondiali di carne bovina. Nel 2014 in Brasile avrà luogo il Campionato Mondiale di calcio e due anni dopo il Paese ospiterà i Giochi Olimpici. Successivamente, si aggiudicherà con ogni probabilità il quinto posto nella classifica delle maggiori potenze economiche mondiali, superando Francia e Gran Bretagna.
La nazione brilla così di una nuova luce, come “Paese del futuro”. I brasiliani hanno superato quasi indenni la crisi finanziaria mondiale. Stimolata, prima della crisi, dall’abbondante disponibilità di liquidità a livello mondiale, dagli elevati prezzi delle materie prime e dalla potente crescita globale, l’economia del Paese continua, anche successivamente, a crescere a un ritmo inarrestabile, con tassi di crescita annuali del 5% circa nel periodo dal 2003 al 2008 e raggiungendo addirittura il 7,5% nel 2010.
I salari in crescita aumentano il benessere e, allo stesso tempo, l’inflazione. Quest’ultima è passata dal 4,2% di ottobre 2009 a un pericoloso 6,5% ad aprile 2011. Gli elevati tassi di interesse per bloccare l’inflazione attirano nel Paese capitali stranieri. Questo conduce a una massiccia rivalutazione del Real, con una significativa perdita di competitività dei comparti industriali la cui produzione è destinata all’esportazione.
“La prima grande prova per Dilma”, titola anche il britannico The Economist di fronte a questi scenari, ricordando al Presidente e “Lady di ferro” Dilma Rousseff che la battaglia contro il minaccioso surriscaldamento della congiuntura è appena cominciata. Il World Economic Outlook prevede già una crescita massima del 4,5% per l’anno prossimo – comunque nessun motivo, per la Deutsche Bank, di scostarsi dalle sue previsioni ottimistiche. Quest’ultima infatti ritiene che “la stabilità macroeconomica e politica del Brasile costituisca la base per una crescita economica continua e per la sua crescente importanza politica internazionale, soprattutto rispetto ai Paesi industrializzati”.
Con il crescente benessere aumenta anche il desiderio di mobilità individuale dei brasiliani; si acquista un numero di automobili sempre maggiore e dalle caratteristiche sempre migliori. Allo stesso tempo l’auto è un simbolo dell’ascesa sociale: le richieste in termini di design e di visibilità delle dotazioni aumentano. Ad approfittare del crescente potere d’acquisto sono affermati marchi di prestigio, così come costruttori di nuovi modernissimi modelli o fornitori innovativi che provvedono al miglioramento dei veicoli. Per le Case automobilistiche cinesi e indiane il Brasile rappresenta il banco di prova delle loro campagne globali; entro la fine del decennio potrebbero infatti conquistare una quota di mercato superiore al 10%.
Secondo i calcoli di Roland Berger Strategy Consultants, in Brasile già soltanto le vendite di autovetture potrebbero raddoppiare dal 2010 al 2020, raggiungendo i 6,6 milioni di unità; la produzione potrebbe crescere da 3,6 milioni di auto (2010) a 5,5 milioni. Già nel 2015 il Brasile potrebbe diventare il terzo maggiore mercato di autovetture dopo Cina e Stati Uniti, scalzando così il Giappone.
Anche per quanto riguarda i veicoli commerciali, entro il 2018 si prevede una crescita annua dell’8%.
È soprattutto il comportamento degli automobilisti brasiliani al momento dell’acquisto dell’auto a modificare in modo deciso la struttura dell’offerta. Dopo essere stato per decenni un mercato al quale venivano destinate – rispetto ai Paesi altamente industrializzati – tecnologie automobilistiche obsolete, orientate piuttosto alle necessità di una nazione in via di sviluppo, con il crescente benessere il Brasile vede aumentare le richieste di veicoli prodotti dalle maggiori Case automobilistiche. In passato, l’ultima versione dei modelli più venduti in tutto il mondo arrivava sul mercato brasiliano in media dopo cinque anni, oggi invece dopo un massimo di due anni.
Questo cambiamento è più evidente nel segmento Premium. Prima, nel 2006, le Case automobilistiche di lusso riuscivano a vendere in Brasile appena 150.000 veicoli, provenienti soprattutto da Europa, Giappone e Corea. Nel 2010 erano già quasi 670.000. Nel 2014 potrebbero essere circa un milione – un volume che, secondo le stime di Roland Berger, costringerà i costruttori a ripensare (nuovamente) la produzione locale.
In Brasile, gli automobilisti stanno diventando molto esigenti anche per i veicoli del segmento inferiore, un mercato importante perché 6 automobili immatricolate su 10 sono di piccole e medie dimensioni.
Per molto tempo si sono accontentati di tecnologie obsolete, finché il design si presentava in certa misura innovativo. Questi tempi sono finiti. Le auto devono continuare a essere convenienti, ma anche
aggiornate.
Di conseguenza, diventa fondamentale introdurre auto più moderne in America Latina, per rimediare alla mancanza di nuovi veicoli attraenti e al passo con i tempi. Il 61% dei circa 24 milioni di veicoli ha meno di 10 anni (quasi la stessa percentuale degli Stati Uniti). Per il bilancio delle emissioni di CO2 non si tratta assolutamente di un fatto negativo, poiché, nella potenza sudamericana, più della metà del carburante viene ricavato dalla canna da zucchero, con un impatto ambientale quasi uguale a zero. I veicoli elettrici, nonostante l’elevata quota di energia ad emissioni zero disponibile – ricavata soprattutto da centrali idroelettriche ed eoliche – non giocano un ruolo di grande importanza. A farlo è piuttosto la forte lobby dei produttori di etanolo. Secondo stime di Roland Berger, nel 2020 in Brasile circoleranno circa 42 milioni di veicoli, pari a una crescita media annua del 5% circa…
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