Prosegue la collaborazione tra il Massachusets Institute of Technology e Dainese per rendere più sicura l’attività degli astronauti nel corso delle attività operative e di addestramento.
La tuta spaziale attuale è progettata per garantire la sopravvivenza dell’astronauta in un ambiente estremamente ostile come lo spazio aperto ed è, a tutti gli effetti, una vera e propria astronave in miniatura. Questo straordinario risultato ha tuttavia un prezzo, rappresentato da una serie di compromessi sull’ergonomia della tuta la cui struttura, molto rigida, ha provocato in alcuni casi traumi al corpo degli astronauti.
A questo proposito il progetto, prevede la realizzazione di speciali protezioni che l’astronauta indosserà all’interno della tuta spaziale, integrate nel sottotuta attualmente impiegato per il controllo della temperatura corporea.
I protagonisti sono MIT con la Prof.ssa Dava Newman docente di aeronautica e astronautica e Dainese Technology Center che hanno unito le competenze per studiare il problema e fornire agli astronauti la migliore risposta alle esigenze di protezione.
Il progetto ha già superato la selezione della NASA e prevede ora uno studio accurato delle pressioni esercitate dalla tuta spaziale sul corpo dell’astronauta durante le operazioni. A tale scopo è stato realizzato una speciale tuta, dotata di una serie di sensori che indicheranno zone e entità dei fenomeni che potrebbero causare traumi da impatto o da abrasione. Con questa tuta sarà possibile analizzare in modo scientifico gli effetti lesivi della tuta spaziale, da cui raccogliere fondamentali informazioni per riprogettare l’interazione tra la tuta spaziale e l’astronauta che la indossa.
Una serie di approfonditi colloqui con gli astronauti ha già permesso di individuare le aree del corpo maggiormente esposte e di ipotizzare le possibili soluzioni, che dovranno essere confermate dopo l’indagine condotta con la tuta sensorizzata e rispettare le severissime specifiche NASA relative sull’impiego di materiali all’interno delle tute, che devono essere impiegate in condizioni operative durissime. Anche il più piccolo inconveniente, come ad esempio il rilascio di quantità appena percettibili di sostanze chimiche o addirittura di CO2 possono creare problemi al sistema di gestione della microatmosfera della tuta e richiedere il rientro dell’astronauta nella navicella.
Il progetto è attualmente seguito direttamente in Italia presso D-Tec dall’ing. Allison Anderson del MIT , che ha realizzato assieme ai tecnici Dainese il sottotuta per il rilevamento della pressione presentato alla Prof. Newman in questi giorni durante la sua visita alla Dainese per una serie di incontri sui progetti in corso. Al progetto collabora inoltre lo studio di Design industriale Trotti & Associates dell’Architetto Guillermo Trotti, specializzato in progetti con agenzie spaziali.
I risultati del progetto saranno disponibili anche per altre agenzie spaziali, tra le quali quella russa potrebbe essere una delle prime.
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