Il Parlamento sostiene l’idea di permettere a produttori indipendenti di fabbricare pannelli di carrozzeria, portiere, cofani, paraurti, vetri, fari e lampeggiatori delle automobili, identici agli originali. Ma chiede che tale possibilità sia limitata unicamente in caso di riparazione di parti visibili e che gli automobilisti siano correttamente informati sull’origine dei pezzi di ricambio. Propone inoltre di fissare un periodo transitorio di cinque anni prima di avviare la liberalizzazione.
La proposta della Commissione riguarda la protezione di disegni e modelli dei pezzi di ricambio (cosiddetti must match) per automobili e macchine industriali in rapporto alle quali la parte o il componente possono essere sostituiti soltanto da un pezzo di ricambio identico alla parte originale. La proposta mira a consentire la piena realizzazione del mercato interno mediante la liberalizzazione avviata e parzialmente realizzata con la direttiva 98/71/CE, in modo da aumentare la concorrenza e offrire ai consumatori maggiore scelta quanto alla fonte dei pezzi di ricambio utilizzati per le riparazioni. In sostanza, intende sopprimere la protezione della proprietà industriale su parti di ricambio quali pannelli di carrozzeria, portiere, cofani, paraurti, vetri, fari e lampeggiatori, consentendo a fornitori indipendenti di fabbricare articoli identici agli originali.
La posizione dell’Associazione europea dei costruttori di autoveicoli (ACEA)
In un’articolata presa di posizione, l’ACEA contesta punto per punto i benefici della proposta vantati dalla Commissione e evidenzia i problemi che essa pone all’industria automobilistica. L’ACEA, infatti, denuncia la concorrenza sleale che sarà attuata dai produttori indipendenti con la liberalizzazione, privando di un adeguato ritorno sugli investimenti l’industria.
Sottolinea inoltre che la proposta mette a rischio 50.000 posti di lavoro nell’industria senza crearne di nuovi nel settore indipendente, poiché i pezzi di ricambio sarebbero fabbricati perlopiù in Asia e non in Europa. I piccoli produttori indipendenti europei, come quelli italiani, non sarebbero comunque competitivi rispetto ai concorrenti cinesi o di Taiwan.
L’ACEA ritiene poi che il ricorso a pezzi di ricambi prodotti da indipendenti mette a repentaglio la sicurezza, soprattutto dei pedoni, visto che attualmente è impossibile certificare la sicurezza di tali pezzi, non esistendo criteri europei in materia. Fondandosi su una serie di studi, mette inoltre in dubbio i vantaggi che possono trarne i consumatori sul fronte dei prezzi. Ritiene, infine, che visto il volume del mercato delle riparazioni nel corso della vita media di un veicolo, la tutela della proprietà industriale sulle parti di ricambio, per essere equa, dovrebbe durare 10 anni.
da: europarl.europa.eu
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