Il termine resilienza è poco conosciuto. Nato per indicare la resistenza dei metalli alle forze che vi vengono applicate, ha assunto, oggi, un significato che va ben oltre il campo della metallurgia. Si sente, infatti, parlare di resilienza in ingegneria, psicologia e biologia. Il termine, che pare derivi dal verbo latino “resalio” (risalgo su un’imbarcazione rovesciata dalla forza del mare), iterativo di “salio”, oggi, nel suo significato dominante, indica la forza di volontà di alcuni soggetti che, nonostante le avversità, riescono a raggiungere i loro obiettivi.
Soggetti che sanno trasformare eventi negativi, che minacciano la loro vita, in opportunità positive idonee a riqualificare l’esistenza, a ricreare l’equilibrio perso.
Parecchi sono gli esempi, nella storia dell’umanità, di gruppi umani e persone, che sono riusciti a “costruire” una resilienza, contro le negatività di cui sono state vittime. Studi scientifici recenti, hanno messo in evidenza i processi psicologici, che stanno alla base di una risoluzione dell’evento critico, con l’obiettivo di potenziare la capacità resiliente, per adattarsi positivamente agli eventi stressanti attraverso un lavoro sulla regolazione emotiva, su alcuni meccanismi psicologici in essa implicati. Un esempio noto a tutti di resilienza è quello di cui è stato, ed è, protagonista Alessandro Zanardi.
Il pilota bolognese perse l’uso delle gambe il 15 settembre del 2001, in un incidente avvenuto in Germania, nel finale della gara Cart sull’EuroSpeedway Lausitz, dove deteneva la prima posizione , a tredici giri dalla fine, dopo un pauroso testacoda che lo portò di traverso sulla pista, mentre sopraggiungeva, ad alta velocità, il pilota italo-canadese Alex Tagliani. Lo scontro fu violentissimo: la Reynard-Ford di Tagliani colpì la vettura di Zanardi, spezzandola in due, all’altezza delle gambe.
Le condizioni disperate del pilota commossero il mondo intero. Privato degli arti inferiori, la sua carriera di pilota apparve senza futuro. Ma Alex non si arrese. Già al risveglio dal coma, diede vita alla sua sfida contro il destino avverso che lo aveva segnato, sopportando molti interventi chirurgici e un lungo periodo di riabilitazione. Una sfida che ha vinto, da tempo, facendo leva su una forza di volontà e una voglia di vivere che non hanno conosciuto tregua.
Nel settembre di quest’anno, per citare solo una delle sue favolose conquiste, Alex Zanardi si è confermato il migliore al mondo nell’handbike, nella sua categoria, vincendo la medaglia d’oro nella crono e nella prova su strada continuando a mietere l’ammirazione e la stima dei suoi sostenitori perché, ripartendo da zero, ha saputo ricostruire la propria esistenza trasformandola in una audace avventura.
Sergio Lanfranchi
Immagine di copertina tratta dal sito www.alex-zanardi.com
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