Le quotazioni
Dalla metà del 2014 le quotazioni del petrolio sono diminuite di oltre il 70%, fino ad un minimo di 27 dollari al barile in gennaio. Anche il rally della settimana scorsa, ovvero il recupero improvviso delle quotazioni di borsa, si è rivelato effimero e nelle ultime sedute il barile ha perso circa il 10% con il Wti che è tornato a testare la soglia dei 30 dollari, un livello insostenibile per qualsiasi compagnia, nonostante i pesanti sacrifici già sostenuti in termini di riduzione dei costi e degli investimenti.
I consumi
Perché il prezzo diminuisce? Di certo, la discesa del prezzo del greggio non è causato da un calo della domanda. Basti pensare che nel 2015 i consumi di petrolio sono cresciuti nel mondo di 1,8 milioni di barili al giorno, contro le previsioni di 1,2 milioni di barili al giorno, segno che l’economia continua a svilupparsi. Il problema è che il mondo produce più greggio di quanto ne consuma: l’offerta continua a superare la domanda di 1,5 milioni b/g, soprattutto grazie agli aumenti di produzione dell’Arabia Saudita e dell’Iraq, mentre la produzione non-OPEC è scesa di 600 kb/g dal 15 Novembre al 15 Dicembre 2015.
Il parere di Claudio Descalzi, ad di Eni
Un basso livello dei prezzi del petrolio produce alla lunga notevoli sconvolgimenti sulla mappa dell’energia. “Saranno anni estremamente difficili” ha ammesso Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni. Descalzi non teme grossi problemi per il gruppo italiano, ma mette in guardia circa le possibili ripercussioni sugli investimenti: “Non si possono fare investimenti quando si ha una visione a 50 o 60 dollari per progetti futuri che hanno un breakeven superiore“. Un rallentamento degli investimenti alla lunga ricrea però le condizioni per un rialzo dei prezzi, perché la produzione tende a ridursi.
L’ad di Eni non si attende grosse variazioni al prezzo del petrolio, rispetto al basso livello attuale nei prossimi due anni, che saranno comunque difficili.
“Per il momento – ha aggiunto Descalzi – avete visto che a fronte delle tensioni internazionali i prezzi hanno quasi reagito in senso opposto. C’è un discorso di supply e di domanda, dobbiamo capire nei prossimi mesi cosa succederà, ad esempio quale sarà l’impatto della produzione dell’Iran. Ovviamente fino a che c’è questo contesto di eccesso di offerta di 1,6 milioni di barili con una domanda che sta crescendo ma non a livello della supply, se non c’è un intervento dell’Opec, per esempio, non vedo quali possano essere gli altri elementi di discontinuità che possano cambiare radicalmente la situazione.”
Middle East and North Africa Energy 2016
Claudio Descalzi ha partecipato come relatore, insieme al Segretario Generale dell’OPEC, H.E. Abdalla Salem El-Badri, alla sessione di apertura della Conferenza “Middle East and North Africa Energy” 2016, che si è svolta alla Chatham House di Londra. Nel discorso, che è possibile consultare a questo link (http://www.eni.com/it_IT/media/news/2016/middle-east-north-africa-energy.shtml) , l’ad di Eni mette in evidenza come uscire dalla crisi petrolifera grazie a Medio Oriente e Nord Africa. I due territori attualmente detengono il 36% della produzione globale di petrolio e hanno il potenziale per essere più centrali nello scenario energetico, anche espandendo la loro quota di mercato, indipendentemente dalle tensioni geopolitiche e dagli attuali disordini politici.
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