“Any customer can have a car (Ford T) painted any colour that he wants so long as it is black“, ovvero, “ogni cliente può ottenere una Ford T colorata di qualunque colore desideri, purché sia nero” è quanto scritto da Henry Ford in una sua biografia “My Life and Work“(1922). Nel 1918, la metà di tutte le auto in America erano Ford Model T. Questo fu il risultato della linea di produzione, progettata nel 1913 da Henry Ford, che assemblava un motore in 84 stadi. Successivamente, Ford estese il metodo alla produzione dell’intero veicolo e ciò gli consentì di aumentare il numero di vetture con una conseguente riduzione del prezzo, senza modificare i salari, ma prediligendo il nero come colore del veicolo a causa della bassa velocità di asciugatura.
A distanza di anni, nei giorni nostri, dove ogni vettura è costruita quasi sartorialmente seguendo le esigenze dei consumatori, la stessa Ford ha commissionato uno studio che esamina le motivazioni che portano alla scelta del colore dell’auto e mette anche in evidenza anche il gradimento delle colorazioni nei diversi mercati europei.
Secondo quanto sostiene Julie Francis, membro del team di progettazione colori e materiali di Ford Europa “Per gli acquirenti, scegliere il colore della propria auto è qualcosa di estremamente personale: osservando il fenomeno più da vicino, si scopre che cultura, moda e trend dei vari mercati europei hanno un impatto determinante sulla scelta cromatica del cliente.”
Per la psicologa Francesca Campostrini invece “In psicologia il rapporto delle persone con i colori – la loro scelta, l’uso che se ne fa, la reazione alla loro visione – riguarda l’emotività, cioè il modo che esse hanno di reagire alle stimolazioni esterne, incluse le relazioni interpersonali. Il colore è quindi considerato e interpretato come un indicatore dell’adattamento affettivo delle persone alle sollecitazioni ambientali“.
E’ noto, comunque, che le tendenze dei colori dell’auto sono come la moda e cambiano ogni anno. Dallo studio Ford emerge come una nicchia di clienti, piccola ma in costante crescita, sceglie ad esempio il marrone, il rame e altre tonalità terra.
Sempre per la Francis “C’è voluto un po’ perché la gente iniziasse a scegliere le sfumature del marrone – molto anni Settanta. Adesso, però, quegli anni, e quello spirito, sono tornati di moda e le tonalità marroni stanno di nuovo prendendo piede nel campo delle automobili, riportate in auge da intriganti combinazioni interni-esterni“.
Sulla base dei risultati dell’analisi della Ford, il bianco va per la maggiore in Turchia (49% delle vetture vendute) dove, a causa del clima spesso afoso, le vetture scure sono piuttosto rare, tutto l’opposto della più fredda Danimarca dove trionfa il nero.
Solo in un Paese il colore numero uno non è nero, bianco o grigio argento: la Repubblica Ceca. Nel 2010, ben un quarto degli acquirenti cechi ha scelto auto di colore blu. Tra tutte le nazioni, il mercato ceco presenta anche la più alta percentuale di vetture rosse rispecchiando così la predominanza dei colori rosso e blu della propria bandiera.
“L’assenza di colore – bianco e nero – ci parla di poca recezione agli stimoli, di una vita emotiva trattenuta o negata. Le emozioni spaventano, vanno allontanate, controllate, tenute a bada, coperte” – prosegue Campostrini – “La presenza di colori segnala capacità di contatto con le proprie emozioni, adattamento affettivo e capacità di tenere conto della affettività degli altri. La scelta di colori molto carichi, vivaci o eccessivi rimanda ad una emotività egocentrica o scarsamente controllata che può sconfinare nella labilità affettiva o nella suggestionabilità“.
Sembrerebbe quindi che Francesi e Italiani, oltre a Turchi e Danesi, siano poco emotivi, mentre gli abitanti della repubblica Ceca si impongono come un popolo aperto alle relazioni personali e in pace con se stesso. Sarà proprio così? “Beh, diciamo che l’uso dei colori nella vita quotidiana appare anche influenzato da determinanti culturali per cui non è infrequente un uso opposto dello stesso colore, anche acromatico, in circostanze simili tra differenti culture: un esempio di questo è il bianco, colore del lutto in culture orientali mentre la cultura occidentale riserva al nero questa funzione. Il bianco nella nostra cultura è riservato alla purezza della sposa. In entrambe le circostanze appaiono evidenti gli aspetti difensivi e di allontanamento di carichi emotivi, angoscianti o potenzialmente pericolosi: nel primo caso il confronto con la morte, nel secondo con l’emersione di aspetti sessuali che con il matrimonio vengono simbolicamente incanalati nella scelta monogamica.“– conclude Francesca Campostrini.
Lascia un commento