Sono passati 20 anni da giovedì 9 novembre 1989, quando una fiumana biblica di minuscole Trabant calava dalla DDR verso il confine perdendosi a vista d’occhio lungo l’autostrada in chilometri e chilometri di coda, birra che scorre, gente che grida, applaude, si abbraccia. Erano i primi segni della caduta del Muro di Berlino.
Nata come l’auto del popolo tedesco dell’Est (un po’ come la Volkswagen per il popolo del Terzo Reich), la Trabant fu di fatto l’unica scelta possibile per il trasporto privato. Prodotta dalla “VEB Sachsenring Automobilwerke” di Zwickau, in Sassonia, nell’allora Germania Orientale, motorizzò le nazioni del blocco comunista. Era un’auto poverissima e dalla carrozzeria priva di fascino. Nella DDR esisteva un’altra casa automobilistica, la Wartburg, che produceva automobili per qualità e tecnologia nettamente superiore alla Trabant della Sachsenring. Tuttavia i costi proibitivi delle automobili Wartburg di fatto relegavano il ruolo della Trabant ad auto del popolo, mentre le Wartburg erano usate dalle persone che facevano parte della nomenklatura “l’aristocrazia” della Germania Est.
Le Trabant furono le prime auto tedesche con la carrozzeria interamente realizzate in materiali plastici. Per realizzare la carrozzeria veniva utilizzato il Duroplast, un materiale contenente resina che veniva rinforzata con lana o cotone. Questo materiale era economico da produrre ed evitava alla DDR di dover importare il costoso acciaio. Anche se non offriva molta protezione in caso di urto, recenti crash-test hanno dimostrato che la protezione offerta da queste vetture era comunque adeguata alla classe della vettura.
Anche il motore era quanto di più economico si potesse concepire: un propulsore a due tempi di 500 cc da 25 CV raffreddato ad aria, privo di valvole, albero a camme, cinghie dentate o catena di distribuzione e pompa dell’olio. A causa del vistoso fumo allo scarico si beccò anche il triste soprannome di “ammazzaforeste”, riferito all’alto tasso inquinante delle sue emissioni.
Però, su strada, se la cavava bene: se si aveva pazienza “scattava” da 0 a 100 km/h in 29 secondi e poteva superare i 112 Km/h di velocità massima: comunque sempre più della Fiat Nuova 500 che, nella prima versione, arrivava a 85 km/h.
Tante sono ancora le Trabant sopravvissute al regime e alle mode. Alcune sono ancora utilizzate in Finlandia dove digeriscono bene le temperature polari e le strade non asfaltate. Invece chi ha studiato il Muro di Berlino a scuola o lo ha visto crollare in televisione quel 9 novembre del 1989 ricorderà le foto o le lunghe file di Trabant che attraversavano il confine cariche di persone, bagagli e sogni.
La vettura non è più prodotta, ma non è escluso che possa rinascere sulla base del prototipo visto a settembre al Salone di Francoforte.
Immagini tratte da: wikipedia, trabi-safari.de, telegraph.co.uk
Fonte: wikipedia, ilsole24ore.com
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