Le deboli economie europee tengono molti acquirenti lontani dai saloni espositivi. Di conseguenza, supportati dai dati degli analisti di mercato, le principali case automobilistiche, che non creano adeguati profitti, tendono a chiudere intere linee di produzione e a tagliare le paghe. Opel, storico marchio tedesco controllato da General Motors, ha già stabilito che da settembre scatterà l’orario ridotto in due dei suoi impianti, quello di Ruesselsheim e l’impianto di Kaiserslautern. Questo si traduce in una riduzione retributiva fino a circa il 6 per cento del salario netto per i 3500 operai e 3300 impiegati. Questa decisione segue un’estate turbolenta per General Motors che ha visto precipitare a Wall Street il valore delle azioni. (50 miliardi di azioni furono acquistate dal Tesoro Americano per 33 dollari l’una, oggi ne valgono circa 20).
Gli esperti del settore, come Kaith Crain, direttore ed editore di AutomotiveNews, sostengono che oltre la crisi, è anche la strategia adottata in Europa che presenta molte lacune. Questa infatti vede, ad esempio, Opel/Vauxhall e Chevrolet cannibalizzarsi a vicenda, per via della produzione di modelli nei medesimi segmenti di mercato.
L’enorme disponibilità di vetture in Europa ha reso la crisi simile a quella che gli USA hanno superato qualche anno fa.
Gli impianti produttivi sottoutilizzati diventano per le case automobilistiche un peso. Alcune stime indicano valori vicini al 60% inerenti l’utilizzo attuale degli impianti di produzione. Questi, quindi, lavorano in perdita (si crea guadagno con valori vicino all’80%).
Di contro, la resistenza dei sindacati e di alcuni Governi europei restringe il ventaglio di soluzioni da adottare. In Francia, ad esempio, Peugeot ha sollevato la ribellione dei sindacati e del nuovo Governo socialista di Hollande quando ha ipotizzato (e poi confermato) di chiudere e riconvertire lo stabilimento di Aulnay, fuori Parigi.
Tutto questo si traduce nel fatto che dopo 4 anni di vendite catastrofiche, solo pochi, dei circa 100 stabilimenti europei, hanno chiuso. Tra questi Termini Imerese in Sicilia e quello Opel di Antwerp. Prossime chiusure sembrano inevitabili.
Circa 12,4 milioni di vetture sono state vendute nell’UE quest’anno, 3 milioni in meno del 2007. Questi dati mostrano come la crisi, legata al forte debito pubblico che hanno i paesi dell’Euro-zona, Grecia, Spagna, Portogallo e Italia in testa, tocchi aziende come quelle del settore automotive, in teoria ben lontane dal settore finanziario.
Restano salve, al momento, le aziende tedesche dove le vendite di auto sono in leggera salita nei primi sei mesi dell’anno. In Italia, al momento, si registra un -20% circa, va peggio in Portogallo e Grecia dove i valori superano un – 40%.
Sarà molto difficile uscire indenni da questa situazione. Le risorse finanziarie fornite dai Governi alle case automobilistiche negli anni passati hanno incentivato la commercializzazione di nuovi modelli, mentre, forse, un utilizzo legato alla dismissione o riconversione di impianti, garantendo tagli indolore alla forza lavoro, avrebbe portato ad una situazione attuale ben diversa.
Su tali argomenti, sempre attuali restano le considerazioni fatte nei seguenti post:
–Automobile: mezzo da riprogettare in termini di sostenibilità ambientale ed economica
–A quale domanda di mercato, o meglio a quali bisogni, risponde l’industria automobilistica?
Documenti utili
AUTOMOBILE ASSEMBLY & ENGINE PRODUCTION PLANTS IN EUROPE BY COUNTRY
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